Gentilissimi,
quale presidente dell’Associazione La Mano, con sede in Napoli alla via Calata San Marco, 4, esprimo profonda preoccupazione in merito alla modalità gestionale dell’attività lavorativa degli operatori sanitari che, in questa situazione emergenziale, con il loro insostituibile contributo che si concretizza nel salvataggio di vite umane, stanno sostenendo stoicamente ed, aggiungo, eroicamente il sistema sanitario e, quindi, le sorti del nostro paese. Gli operatori sanitari, medici ed infermieri, che lavorano, quotidianamente, negli ospedali sono privi di idonei ed adeguati DPI.; l’inidoneità dei suddetti strumenti di protezione espone l’operatore sanitario a qualsivoglia forma di contagio. A ciò deve aggiungersi che i medici, e gli operatori tutti, esposti al virus sviluppano frequentemente un’infezione di natura asintomatica continuando a veicolare, quindi, incoscientemente, l’infezione tra gli operatori sanitari con i quali vengono a contatto nonché agli stessi pazienti che si affidano alle loro cure. Gli ospedali, pertanto, si trasformano in zone ad alta prevalenza di infettati nei quali nessuna persona contagiata risulta, effettivamente, isolata.
Il rischio di contagio per i pazienti e tra colleghi è altissima così come la certezza di creare dei centri ad alta densità virale che andranno ad implementare il decorso della malattia, con il conseguente collasso delle strutture ospedaliere e l’inevitabile perdita di numerose vite umane. L’individuazione e l’isolamento dei contagiati, siano essi sintomatici che non, si ritiene che non solo possa essere l’unico mezzo in grado di proteggere dal contagio gli individui e limitare quindi la diffusione della pandemia ma possa incidere sull’evoluzione grave della malattia nei soggetti contagiati. Ai fini, quindi, di bloccare la diffusione del virus risulta necessario individuare, identificare ed isolare il più alto numero possibile di soggetti asintomatici che costituiscono probabilmente la maggiore fonte di malattia. L’isolamento rappresenta, allo stato, l’unico mezzo atto ad arginare la pandemia in corso. Da qui, la necessità di effettuare i tamponi agli operatori sanitari in servizio anche se asintomatici nonché di implementare i laboratori atti all’esame dei tamponi naso – faringei o qualsivoglia ed ulteriore mezzo di identificazione dell’affetto. D’altro canto, i costi legati all’esecuzione di screening, sarebbe inferiore certamente rispetto ai costi legati al ricovero di ulteriori pazienti in ospedale e/o in terapia intensiva, sia in termini di impiego di personale che nel reperimento dei relativi macchinari, per non parlare di tutti gli altri vantaggi facilmente deducibili. Un ulteriore punto da approfondire è l’assenza di precipui protocolli ministeriali ad hoc, che a prescindere dalle indicazioni etiche, guidi il medico nella scelta del paziente (più giovane? con maggior possibilità di sopravvivenza?) da sottoporre a terapia. Tale aspetto non può considerarsi solo di natura medica, bensì, alla luce dei fatti di cronaca va ad incidere su profili di responsabilità sull’operato del medico che già lavora in condizioni emergenziali ed inadeguate. Alla luce delle su esposte considerazioni si invita alla fornitura di idonei DPI, nonché all’espletamento dei tamponi agli operatori sanitari impiegati, ed il tutto al fine di salvaguardare l’incolumità degli stessi sanitari e dell’intera collettività.
Fiducioso che la presente possa essere accolta ovvero che possa, quantomeno, costituire uno spunto di riflessione scientifica, si porgono Distinti saluti.
Napoli, 22.03.2020
Il Presidente
Dott. Giuseppe Origlia